La torre campanaria della cattedrale di Santa Maria Annunciata si erge oggi all’angolo tra contrà Fontana e contrà Garibaldi, inglobata nell’ottocentesco palazzo delle Opere Sociali. La torre campanaria propriamente detta, in laterizi, poggia su di una precedente opera fortificata, un torrione di 11,30 metri per lato, con murature spesse circa 4 metri costituite da grossi massi di trachite, una pietra locale molto resistente. Le facciate della costruzione in laterizi sono ripartite da doppie lesene terminanti in un colletto di archetti pensili. Nella parte sommitale si aprono le finestre bifore della cella campanaria, con archi a tutto sesto e colonne binate. Sopra la cornice di sottogronda, ancora ad archetti pensili, poggia il tetto, una semplice copertura quadrilobata.
Per datare la costruzione della torre in mattoni, è utile il confronto con il campanile della chiesa di S. Felice, che sorge a pochissima distanza dalla Cattedrale e il cui aspetto attuale è il risultato di tre distinte fasi costruttive. Nel 1117 è ampiamente documentato un terremoto che danneggiò gravemente molti edifici. Il campanile di san Felice fu sicuramente uno di questi: un’iscrizione sulla sommità dell’edificio riporta la data del 1160, segno che il campanile, eretto nella prima metà dell’XI secolo, dovette essere parzialmente ricostruito in seguito al cataclisma. Anche il torrione altomedievale fu probabilmente tra i monumenti disastrati. Sui suoi resti fu costruito il campanile della Cattedrale che, stilisticamente molto vicino se non antecedente di qualche anno quello di san Felice, è databile con buon approssimazione ai primi decenni del XII secolo. Datazione ampiamente confermata dallo stile romanico che, se non è ancora quello della maturità testimoniata a Vicenza dal campanile di San Lorenzo, segna un significativo progresso sullo stile “popolare e rude” degli esordi a cavallo con la tarda antichità.
Per il fortilizio altomedievale mancano documenti o altri elementi utili a fissarne una datazione precisa. Il carattere di opera fortificata suggerisce di ascriverla al primo quarto del X secolo, quando, con la dissoluzione dell’impero carolingio, molte delle città dell’Italia settentrionale sentirono il bisogno di proteggersi dal pericolo rappresentato dai numerosi uomini in armi che scorrazzavano per la penisola al seguito dei vari pretendenti alla carica di imperatore. Tra questi, Berengario I (888-924) riuscì, anche attraverso una fitta trama di alleanze, a farsi eleggere Re d’Italia e imperatore del Sacro Romano impero. Il suo potere, soprattutto in Veneto, fu però costantemente minacciato dallo strapotere dei conti, i cui tentativi di rivolta minavano dall’interno la stabilità del regno. Per contrastarli Berengario cercò appoggio nei vescovi, ritenuti più affidabili, alienando a loro favori beni e diritti, tra i quali quello di costruire castelli e altre opere fortificate. È a questi privilegi e alla figura del vescovo Vitale che sembra di poter ricondurre la costruzione del torrione a difesa della cattedrale di Vicenza.
Il monumento si presentava in condizioni molto precarie. Numerose le cause: i terremoti, i bombardamenti del 1943, gli squarci nelle murature portanti per le finestre e gli impianti necessari all’adeguamento ad abitazione del campanaro, il lunghi anni di abbandono. Priorità dell’intervento di restauro sono stati pertanto il consolidamento statico e la messa in sicurezza dell’edificio, per i quali si sono resi necessari la ricucitura generalizzata delle murature e l’inserimento di tiranti metallici di rinforzo e contenimento. Al paramento murario esterno sono stati restituiti integrità e decoro, abbattendo, tra l’altro, l’edificio addossato in tempi recenti sul lato orientale. In un secondo momento sono stati restaurati gli spazi interni, è stata ricostruita la volta a vela della cella al piano terra ed è stato riportato alla luce l’originario accesso al torrione, dal lato sud, oggi inglobato nel palazzo delle Opere Sociali.
Redazione Restituzioni