La placchetta, stando ai segni delle cerniere, costituiva originariamente uno dei due scomparti (valva) di un dittico. Nel piccolo bassorilievo eburneo, bipartito orizzontalmente da una linea marcapiano, sono intagliate due scene della vita della Vergine, ciascuna chiusa superiormente da quattro archi. In alto è rappresentata l’Incoronazione: Gesù e la Madonna, con la corona in capo, sono fiancheggiati da due angeli che agitano un incensiere. In basso vi è l’episodio della Natività: Maria, accompagnata da san Giuseppe, è distesa ed intenta a cullare il Bambino; al centro della scena compare un curioso cagnolino.
La Francia del XIV secolo, soprattutto negli ambienti prossimi alla corte, conosce una vasta produzione di oggetti in avorio. Quanto alla valva in esame, ostacola l’attribuzione a una bottega francese la mancanza della tipica raffinatezza che distingue i manufatti di quell’area: si ipotizza, pertanto, un’esecuzione in un laboratorio definito genericamente centreuropeo.
Riguardo al problema della datazione, rimandano alla prima metà del Trecento sia la tipologia degli archi che sovrastano le scene (ancora quasi a tutto sesto), sia l’iconografia della Natività: il particolare della Madonna stesa, infatti, riconduce a un modello tradizionale di derivazione duecentesca e romana, esportato Oltralpe dal grande pittore senese Simone Martini (1284-1344). Ma va segnalato che la rappresentazione, pur ricalcando uno schema usuale, evita la ripetitività stereotipa e raggiunge risultati di vivacità e naturalismo, facendo ricorso a particolari desunti dal mondo quotidiano – come la presenza del cagnolino, la corposità della Vergine, il gestire affettuoso di Giuseppe.
L’iconografia dell’Incoronazione, nel registro superiore, induce a inoltrare leggermente la realizzazione dell’avorio verso la metà del Trecento. Infatti, secondo un gusto tipico dell’arte tardogotica a quell’epoca già diffuso nelle corti mitteleuropee, la scena è filtrata attraverso le pose e il cerimoniale cortese: si vedano, ad esempio, i due angeli, presentati in atteggiamenti leggiadri come fossero due valletti.
L’intervento di restauro si è limitato alla manutenzione. È stata eseguita la pulitura, impiegando anche specilli per entrare negli interstizi, ma si è evitato l’utilizzo di prodotti drastici per schiarire l’avorio, ormai troppo ossidato. La base in legno scuro è stata eliminata.
Redazione Restituzioni