La scultura, in pietra aurisina, raffigura San Damiano e fa pendant con San Cosma (vedi scheda). I due santi martiri sono di aspetto giovanile e imberbi, hanno il capo coperto da un cappuccio e indossano toga e calzari. Il loro volto è assorto. Recano in mano gli strumenti che alludono alla loro professione medica: Damiano regge un oggetto a forma di corno (forse un contenitore per strumenti chirurgici), Cosma un piccolo mortaio.
Secondo la tradizione agiografica, Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli d’origine araba che, vissuti nel III secolo in una città della Cilicia, in Asia Minore, subirono il martirio nel 287 sotto l’imperatore Diocleziano. Essi esercitavano la medicina senza remunerazione – da cui l’appellativo di anàrgiri, “senza denaro” – e acquisirono la fama di santi guaritori, divenendo patroni dell’arte medica e chirurgica.
Le statue dei due martiri medici dovevano originariamente appartenere all’altare della Scuola dei Barbieri (i barbieri, anticamente, praticavano anche la chirurgia), un tempo esistente nella chiesa veneziana di Santa Maria dei Servi, mentre oggi sono conservate nella chiesa di Santa Sofia.
Queste sculture sono probabilmente opera degli assistenti che lavoravano presso la bottega di Antonio Rizzo, scultore e architetto del secondo Quattrocento, alla cui realizzazione, avvenuta intorno al 1472, dovette partecipare anche il maestro medesimo. L’esame tecnico-stilistico ravvicinato, reso possibile dal restauro, ha evidenziato la responsabilità diretta di due soli scolari del Rizzo: alla mano più alta spetterebbe il San Cosma, a quella meno capace ilSan Damiano, dove il modellato risulta più rigido e grossolano.
Le superfici lapidee erano annerite a causa di depositi di polvere e nerofumo e presentavano tracce di ruggine. La pulitura è stata eseguita mediante applicazione di impacchi di carta giapponese imbevuta di una soluzione acquosa di carbonato di ammonio. Ciò ha permesso di mettere in luce tracce di doratura e di policromia (azzurrite alterata in color verde, rosso cinabro, ocra). La fissatura dei pigmenti e delle dorature è stata effettuata con resina acrilica. Infine le superfici sono state protette con cera microcristallina e lucidate manualmente.
Redazione Restituzioni