La Vergine con il Bambino siede su un ampio trono marmoreo, dall’aspetto monumentale, che si staglia contro un cielo azzurro chiaro irradiato da un sottile fascio di luce. L’iconografia è quella tradizionale, incentrata sulla celebrazione di una maternità tutta particolare, dalla duplice natura umana e celeste. L’espressione seria dei volti, quasi mesta, riflette la consapevolezza di un futuro già scritto, come del resto suggerisce il libro chiuso stretto fra le mani della Vergine.
A contemplare questa singolare scena, in una posizione del tutto privilegiata, sono ai lati i santi Michele Arcangelo e Vittore, accompagnati dagli attributi tradizionali: la bilancia e un demone schiacciato a terra per il primo, lo stendardo e la sottile palma del martirio per il secondo. Ai piedi del trono, vicino a un piccolo angelo accompagnato da una viola, si trova una sorta di cartiglio, dove forse un tempo si poteva leggere la firma dell’autore.
Eseguito per la chiesa di San Michele a Santa Giustina Bellunese, dove tuttora è collocato, il dipinto è ricordato per la prima volta in una fonte del 1585, quando ancora l’opera appariva nelle sue originarie dimensioni. Nel 1602, il dipinto venne infatti adattato a un nuovo altare, subendo un notevole ridimensionamento (di circa 10 cm sul lato sinistro; di almeno 20 cm sulla parte alta e di circa 5 cm alla base) e, forse, un cambiamento di forma che comportò la riquadratura della parte alta, in origine terminante a lunetta (centina).
Grazie all’ultimo restauro è stata confermata l’assegnazione della pala a Pietro Marescalchi, attribuzione che in passato è stata fonte di perplessità. Con le analisi stratigrafiche e del colore è stato infatti possibile riconoscere, nella scelta dei pigmenti e nelle modalità esecutive, la particolare tecnica pittorica dell’artista feltrino.
Il dipinto presentava una pellicola pittorica gravemente alterata da ridipinture e abrasioni purtroppo molto estese. Si è dunque resa necessaria la rimozione delle diverse ridipinture, dove possibile, mantenendola invece nei punti in cui la pittura originaria risultava irrecuperabile.
L'intervento è proceduto con un’operazione di rinfodero, al fine di migliorare l’adesione del colore al supporto e di eliminare rilevanti scompensi e ondulazioni della tela causate dalla mancata tensione. Si è quindi resa necessaria la sostituzione del vecchio telaio con uno nuovo, in legno di abete con trattatamento antitarlo e fornito di dilatatori per controllarne l’apertura.
Il restauro si è concluso con l’integrazione pittorica, effettuata con colori a vernice e acquerello e con una stesura finale di vernice a scopo protettivo.
Redazione Restituzioni