La croce riccamente decorata poggia su un lungo gambo che termina con due braccia ricurve su cui poggiano i santi Rocco e Sebastiano. Il nodo è invece costituito da una tipica struttura di forma architettonica con nicchie e statuine di figure maschili e femminili, con fregi e guglie. La croce è formata da un’anima di legno ricoperta da una lamina d’argento stampigliata con motivi stilizzati a forma di tralci intrecciati. Sul recto appare la figura del Cristo in croce, attorniata dai simboli dei quattro evangelisti, mentre sul verso la Madonna con Bambino attorniata da san Giovanni Battista (in alto), un martire guerriero (a destra), sant’Antonio Abate (in basso), e un santo Vescovo (a sinistra).
Il richiamo al gotico internazionale è evidente, soprattutto nella forma del nodo di ispirazione architettonica, come già altre croci veneziane ascrivibili a maestri attivi entro il primo quindicennio del XV secolo. La resa del Cristo tuttavia (ma in realtà anche quella delle altre figure), così attenta ai dettagli naturalistici, rivela una sensibilità pienamente quattrocentesca. La convivenza di due diversi linguaggi figurativi, uno che guarda ancora allo stile tardogotico del passato, l’altro già proiettato verso le forme rinascimentali, fa pensare ad influssi dell’ambiente fiorentino di primo Quattrocento nella cultura dell’autore di questa bellissima croce. Un delicato effetto pittorico è ottenuto mediante doratura di alcune parti delle figure e delle decorazioni della croce.
Il manufatto, data la precarietà generale delle condizioni in cui versava, non è stato smontato completamente. Il supporto ligneo è stato trattato con antitarlo e consolidato. La pulitura della croce e delle sculture è stata effettuata con paste da orafi e con solventi, ma anche con impacchi di bicarbonato di sodio e acido tartarico al 15% in acqua distillata, per rimuovere i cloruri e i solfuri della superficie. A freddo, con resine epossidiche, leggermente colorate, sono state poi reincollate le parti staccate. I chiodini in ferro sono stati sostituiti con chiodini in argento. A protezione finale è stato steso un leggero velo di Paraloid B72 sciolto in Tricloroetano, in soluzione leggera, per poter essere facilmente rimosso in occasione di eventuali restauri futuri.
Redazione Restituzioni